sabato 5 ottobre 2013

Recensione di Musa Distorta del brano "TEKILA"

Viscerale, sentito e mai ruffiano; sin dalle prime note alterna suggestioni blues incastrandole in una struttura latin, nella migliore tradizione del rock tricolore di fine anni 80, inizio 90. Un assolo tarato sul testo che introduce, prepara una timbrica vocale calda e mai sopra le righe, nemmeno quando sfocia in un refrain altamente esplosivo e rabbioso dalle venature grunge, preceduto da una pausa che sembra posizionare l’ascoltatore sul culmine di un precipizio prima del volo.
Il testo, a tratti criptico, allucinato e rarefatto, si alterna a parti più intime e riflessive. La composizione, ad alta gradazione alcolica, affronta diversi temi, tutti legati dal fil rouge del viaggio, sia reale che metafisico; una tormentosa ricerca di una direzione, di un senso e la conseguente sensazione d’incertezza e di smarrimento.
Il brano termina con un assolo che apre al blues lasciando a chi ascolta un senso di calma e pacificazione.

Scritta da Musa Distorta
www.facebook.com/musdist


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